Riflessioni sul “problema” di come sedersi al pianoforte
- Pubblicato da Adolfo Capitelli
- il 5 Novembre 2012
- 4 Commenti
- Altezza dello sgabello, Posizione della mano
Quando si intraprende parallelamente alla carriera concertistica quella didattica e ci si trova dinanzi ad un giovane futuro musicista si ha una grande responsabilità. L’insegnante, sarà colui che agevolerà o renderà più difficile il cammino didattico e sarà colui che potrebbe far fruttare a pieno o limitare al massimo le qualità di un allievo, fermo restando le potenzialità più o meno possedute dallo stesso.
Dunque il primo problema in assoluto da affrontare è quello relativo all’altezza dello sgabello e alla distanza da mantenere nei confronti dello strumento. In base alla mia personale esperienza e dai confronti avuti con altri colleghi ho potuto riscontrare una notevole pluralità di idee. Senza soffermarmi sulle varie opinioni ricevute più o meno direttamente dagli addetti ai lavori, posso tranquillamente affermare che in taluni casi mi sono ritrovato davanti ad insegnanti con veri e propri ideali dogmatici. Proprio da qui voglio far partire questa breve riflessione che spero sia utile soprattutto ai giovani musicisti in erba che si approcciano allo strumento. Personalmente ritengo che non ci sia una verità unica e imprescindibile riguardo l’argomento in oggetto. E’ noto come Glenn Gould si sedesse bassissimo mentre Arthur Rubinstein suonasse quasi in piedi; non esiste dunque, a mio avviso un’ altezza ideale dello sgabello e una giusta distanza dal pianoforte, in quanto tali dati vanno ricavati anche in base alle caratteristiche fisiche del pianista e in base al repertorio che si vuol suonare. Se per esempio si dovesse affrontare un pezzo pieno zeppo di ottave forse sarebbe ideale sedere abbastanza in alto, mentre se si volesse suonare un repertorio dove è fondamentale più che in altri una moltitudine di sonorità timbriche sarebbe bene suonare più in basso.
Nonostante ciò è innegabile che ci siano in partenza delle regole di massima da seguire. Innanzitutto bisognerebbe sedere tenendo le mani a riposo sul pianoforte come se si volesse suonare e fare attenzione a che i gomiti spinti verso l’interno riescano a congiungersi e gli avambracci non vadano a cozzare contro il busto. I polsi dovrebbero assumere inoltre una posizione equilibrata rispetto al dorso della mano cercando di non creare “dossi” o “cunette”.
Termino con un consiglio che ritengo abbastanza attendibile: bisognerebbe prendere con le mani l’accordo di Do diesis omettendo la terza (dunque le note do diesis-sol diesis e do diesis) rispettivamente nella seconda ottava per la mano sinistra e nella quinta per quella destra; si dovrebbe poi suonare molto forte coinvolgendo l’intero arto e le spalle. Se suonando molto forte e rilassati ci si sente a proprio agio la posizione dovrebbe essere corretta. Quest’ultimo esempio va preso in seria considerazione dal momento che suonando molto forte il problema relativo all’altezza e alla distanza dello sgabello dal pianoforte risultano essere più critiche.
(Adolfo Capitelli, 5 novembre 2012)
4 Commenti